19 Apr Le piante della primavera (parte 2/3)
Seconda parte della nostra carrellata su alcune delle piante caratteristiche della stagione primaverile. Nella prima puntata avevamo visto la gardenia, la calla e la rosa. Oggi tocca all’ornitogallo (più giusto però sarebbe chiamarlo ornitogalo, con una l), all’azalea e alla margherita, piante molto comuni e rustiche ma che non perdono mai il loro fascino basato su spontaneità, generosità e allegria.
Ornitogallo


L’ornitogallo gradisce le posizioni soleggiate, ma cresce bene anche in ombra parziale purché in terreni ben drenati o in contenitori dove non ristagna l’acqua. Alcune specie sono tossiche se ingerite, quindi attenzione a eventuali cani, gatti, conigli, capre, facoceri o altri vostri indisciplinati amici animali.

Bagnare abbondantemente durante la fioritura, una o due volte a settimana, avendo però cura di evitare ristagni d’acqua. Una volta terminata la fioritura, si può diradare l’innaffiatura fino a sospenderla del tutto nei mesi del riposo invernale.
La pianta si coltiva nelle bordure di giardino o in balcone come se fosse un comune giacinto, tulipano o narciso. L’ornitogallo è una bulbosa diffusa in tutto il mondo, ma la specie più frequentemente commercializzata, l’Ornithogalum Thyrsoides, è originaria del Sud Africa e non è quindi attrezzata per superare l’inverno. Se piantati all’esterno perciò i bulbi vanno ritirati nei mesi più freddi, un po’ come si fa con i gladioli, per ripiantarli in primavera.

L’ornitogallo, poverino, diciamolo, ha un nome ben bislacco. Un po’ gallo un po’ ornitorinco… Poi non si capisce questo gallo cosa c’entri… Leggo su alcuni siti internet che “è così chiamato perché ricorda la cresta di un gallo”: ma chi? ma dove? La spiegazione è particolarmente ingarbugliata anche perché si basa su un “falso amico”, quel -gallo finale. Il nome deriva infatti dal greco óρνις -ιϑος «uccello» e γάλα «latte» (quindi il gallo, se c’è, non è dove pensiamo e per questo sarebbe più corretto chiamarlo Ornitogalo, con una l sola). Questa etimologia ha dato origine anche al nome volgare del O. Umbellatum, in uso soprattutto in Toscana, cioè Latte di gallina. Rimane comunque non chiarissima come origine, forse sarà per il lattice che rilascia, forse per il bianco del fiore, mah. Per tutt’altre ma altrettanto misteriose ragioni l’ornitogallo è anche chiamato stella di Betlemme.
Azalea
Luce abbondante, ma diffusa, non al sole diretto. Cerchiamo per l’azalea una posizione riparata in una zona semiombreggiata, al riparo tanto dalle insolazioni quanto dalle gelate primaverili.
L’azalea va bagnata costantemente, abbondantemente, generosamente, evitando il ristagno di acqua. Se in vaso, meglio bagnare per immersione. Se piantata in giardino, annaffiare spesso, aumentando la frequenza nei mesi più caldi.
Parte del successo commerciale dell’azalea sta nella sua versatilità: oltre ad abbellire il nostro giardino può infatti farci compagnia in casa o, meglio ancora, fare entrambe le cose. L’azalea ama gli ambienti freschi, diciamo tra i 10 e i 20 gradi, ma, se opportunamente posizionata in un luogo riparato, può affrontare anche l’inverno delle nostre zone. Temperature più alte accorciano la fioritura.

Cosa caspita hanno in comune le azalee e le lavatrici? Hanno in comune lo stesso mortale nemico: il calcare. Dopo la siccità, il primo pericolo per la pianta di azalea è infatti il calcare, che determina una carenza di ferro e quindi l’ingiallimento delle foglie (clorosi). Cerchiamo pertanto di evitare terreni troppo duri e, se possibile, acqua troppo calcarea. A volte la soluzione più semplice è utilizzare acqua piovana.
Margherita
Se c’è un fiore che meglio preannuncia e simboleggia la primavera questo è la margherita. Le pratoline che macchiano di bianco i prati sono proprio lo sfondo e il segnale tipico della nuova stagione. Il suo carattere distintivo è la spontaneità, una semplicità allegra che associamo più o meno consapevolmente alla naturalezza e alla solare spensieratezza dei bambini, al risveglio della natura, alla gioia della vita.
La margherita è una pianta molto alla mano che non si fa troppi problemi. Sta bene al sole, ma in caso si sa adattare anche a una posizione ombreggiata.
Le piante vanno annaffiate generosamente e molto spesso. Con l’aria che ne asciuga il terreno e con le grandi esigenze di una pianta che porta avanti contemporaneamente molti fiori, un giorno sì e uno no va controllata e, se il terreno non è più umido, bagnata. Meglio se per immersione.
Tipica pianta da balcone o da bordura, ideale per creare tappeti fioriti in giardino, ottima fornitrice di fiori recisi, generosissima nella produzione (ha anche una seconda fioritura, autunnale), la margherita è però una creatura da esterno e mal sopporta più di qualche giorno chiusa in casa.
Come abbiamo detto la margherita è il fiore che incarna la gioia e la vita, l’innocenza e il candore. Nell’iconografia medioevale e rinascimentale la margherita segnava il rinnovamento (dell’anno e quindi simbolicamente la rinascita di Cristo e il ritorno alla vita), con questo significato la ritroviamo in quadri e affreschi, per esempio del Ghirlandaio o di Botticelli. Ma nel Medioevo le vennero attribuite anche proprietà profetiche, soprattutto per quanto riguarda l’amore. Da questo retroterra deriva la nostra usanza di sfogliare i petali della margherita (m’ama o non m’ama?) e la connotazione di incertezza e dubbio che le viene attribuita nel linguaggio dei fiori.
TO BE CONTINUED…
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